
17 Mar Una riflessione di don Domenico per l’ Associazione Kirikuci:
1) Una Comunità o gruppo o collettivo che dir si voglia implode se non si abbassa al servizio degli ultimi, se non si sporca le mani: non con il male, non con il bene, ma con lo sporco concreto mio e degli altri che abita il nostro corpo, diventa scuola di fatica come scuola. Se questo nostro ” sporco e bello insieme”, che ci caratterizza, non esce verso le periferie esistenziali, cioè verso i luoghi in cui ci si è spogliati delle sovrastrutture umane, troppo umane, e si è più liberi, non si ha più niente da difendere o da perdere. In questo senso il povero non è migliore degli altri ma semplicemente occupa una posizione naturale che lo colloca più vicino alla fonte della luce, della verità sulla propria vita e sul mondo.
2) L’identità del gruppo deve essere curata a sua volta come bagaglio di valori, atteggiamenti e momenti, da mettere in pratica. Tra identità e accoglienza sta la nostra vita.
3) L’esperienza della condivisione del pranzo, il sabato, era buona, ma rischiava di implodere come ritrovo al bar . Aver articolato il nostro ritrovarci in impegni concreti, in servizi, come quelli del corso di sartoria, del giardino del pellegrino, e della sartoria quasi permanente, è stato un passaggio importante. Adesso si tratta di non mollare e di continuare su questa strada e su altre come il taglio del bosco per i ragazzi italiani e stranieri.
4) Da lunedì 1 marzo abbiamo iniziato a portare il materiale per il giardino del pellegrino a Monteriggioni.
Il Pellegrino e il Migrante si incontrano a Monteriggioni